Aurelio Grossi L’ultimo sarà il primo

Il 21 dicembre 2016 il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, assegnerà la medaglia della città ad Aurelio Grossi, l’ultimo combattente volontario repubblicano italiano della guerra civile spagnola ancora in vita. Aurelio aveva 17 anni quando nel 1936 insieme alla sua famiglia si mosse dall’Argentina alla volta della Spagna per accorrere in aiuto della Repubblica spagnola aggredita dal colpo di stato fascista. L’intera famiglia, guidata da Carmine Cesare Grossi (avvocato socialista napoletano, amico di Matteotti, ed espatriato dopo il suo omicidio per sfuggire alle persecuzioni fasciste), si mise a disposizione della Repubblica: Carmine e i suoi due figli, Aurelio e Renato, si inquadrarono nell’esercito popolare repubblicano, la figlia Ada collaborò con il padre a gestire Radio Libertà, che trasmetteva le ragioni repubblicane agli italiani, la moglie, Maria Olandese, si impegnò nell’assistenza ai feriti. Aurelio e Renato svolsero la funzione di radiotelegrafisti e furono feriti durante la battaglia di Teruel. Aurelio perse la vista da un occhio, Renato ne riportò uno choc permanente.
Dopo la sconfitta repubblicana Aurelio fu internato nel campo di concentramento di Gurs e da qui, dopo la sconfitta della Francia nella seconda guerra mondiale, tradotto nelle carceri italiane e poi mandato al confino a Melfi.
Finita la seconda guerra mondiale, Aurelio e il resto della sua famiglia, vissero in disparte, dimenticati da tutti fino a quando lo storico Giuseppe Aragno non ha riportato alla luce la loro storia alcuni anni or sono. Di questa gloriosa famiglia non esistono che pochissime testimonianze da loro rilasciate: un video-intervista amatoriale ad Ada Grossi girata da una scolaresca pochi anni prima che lei morisse nell’estate del 2015 e un video-racconto rilasciato da Aurelio Grossi, assistito dalla nipote Sylvia Guzman Grossi, per il documentario I primi saranno gli ultimi di Pasquale D’Aiello e Mauro Manna, patrocinato e co-prodotto dall’AICVAS, in uscita nel 2017.
Oggi Aurelio ha quasi 97 anni ed è gravemente malato e certo non attendeva questo riconoscimento che egli non ha mai richiesto ma che il suo amministratore di sostegno, l’avvocato Francesco Castelli, e l’AICVAS (presieduta da Italo Poma), sostenuti dalle ricerche storiche del prof. Aragno e dell’ANPPIA (guidata da Serena Colonna), hanno tenacemente perseguito. Sebbene estremamente tardivo, il valore simbolico e politico di questa onorificenza è di grandissimo rilievo. E il motivo è semplice sebbene tristemente grave: mai nessuna istituzione dello stato italiano ha rilasciato un’onorificenza ad un combattente volontario della guerra civile spagnola. In passato Rosa Russo Iervolino, da sindaco di Napoli, aveva conferito la stessa onorificenza alla sorella di Aurelio, Ada, che era stata speaker di Radio Libertà.
Questa difficoltà delle istituzioni italiane a riconoscere i meriti democratici dei combattenti volontari è certamente frutto delle ragioni storiche che hanno visto il nostro paese schierato contro la Repubblica spagnola. Ma questo atteggiamento è un vulnus democratico che deve essere superato. La partecipazione alla guerra di Spagna in sostegno della Repubblica deve essere considerata come una premessa della lunga lotta di liberazione dal fascismo che è passata attraverso le lotte di Resistenza europea e che ha portato all’affermazione della democrazia in Europa.
L’AICVAS desidera esprimere il proprio sincero e profondo ringraziamento verso il sindaco Luigi de Magistris, poiché considera questa sua decisione un primo passo importante che deve aprire una riflessione matura su questa gloriosa pagina di storia scritta da valorosi cittadini italiani, ringrazia, inoltre, la dott.ssa Zenga della prefettura di Napoli e il dott. Zoccoli del comune di Napoli per il loro impegno in questo procedimento.
Aurelio era solo un ragazzo quando decise di rischiare la propria vita in nome della democrazia, oggi la sua esistenza in vita è un’occasione che Aurelio vuole concederci per riconoscere ufficialmente e in presenza dell’ultimo combattente italiano ciò che la storia ha già riconosciuto da molto tempo.


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