Dal sito della AABI
Tratto dall’articolo di Michael Susin su Público. Traduzione (libera) dallo spagnolo di Marco
Puppini
Il ricordo dei polacchi che hanno difeso la Repubblica spagnola rischia di scomparire nella
loro terra dopo che il governo di estrema destra del partito PiS (Legge e Ordine in italiano)
ha cancellato il nome del Battaglione Dombrowski della XIII^ Brigata Internazionale (dalle
aree pubbliche), assieme a molti monumenti dell’epoca sovietica. E, dal momento che dal
2016, la Polonia ha una legge conosciuta come legge di “decomunistizzazione” per
rimuovere monumenti e segni celebrativi della Repubblica Popolare di Polonia (1952-
1989), i nomi delle Brigate Internazionali che hanno combattuto in Spagna sono una
“vittima collaterale” di questa legge.
Il governo polacco, tuttavia, è andato oltre. Egli ha accusato i membri del battaglione (e poi
brigata) Dombrowski di essere stati al “servizio dello stalinismo” e ha sostituito i nomi delle
strade a loro dedicate con nomi legati al nazionalismo polacco. Questo atteggiamento del
governo polacco ha portato a dimostrazioni, richieste ai tribunali amministrativi per il
ripristino e l’accusa, avanzata da movimenti autonomi della società civile di “falsificazione
della storia”.
La legge che è servita a ripulire le strade della Polonia dalla storia della guerra civile
spagnola ha preso come riferimento le raccomandazioni del National Memory Institute
(IPN), che ha redatto una lista di nomi che dovrebbero essere cancellati. Non sono inclusi
nella lista quelli che si trovano nei cimiteri, che non sono esposti o servono solo per scopi
artistici, educativi o che non promuovono il vecchio regime. L’IPN ritiene che i tributi
all’Armata Rossa, ai partigiani, alla Guardia popolare o all’esercito popolare, ad attivisti
comunisti polacchi o di altri paesi, così come le costruzioni celebrative realizzate in
occasione della Giornata del Popolo Polacco, debbano essere rimossi dalle strade.
Tuttavia, il criterio usato dalla IPN è stato molto discusso, così questi cambiamenti sono
finiti davanti ai tribunali.
La controversia è iniziata dopo che i comuni, i principali responsabili per l’applicazione
della legge di ‘decomunistizzazione’, hanno deciso di non cancellare il nome del
Dombrowski a causa dell’opposizione dei gruppi di quartiere. Tuttavia, la responsabilità è
stata trasferita in seguito al Voivoda, la delegazione del governo nazionale nelle regioni,
che ha ordinato il cambiamento basandosi esclusivamente sulle controverse
raccomandazioni della IPN, senza consultare le associazioni di quartiere.
La decisione di rimuovere la memoria del battaglione Dombrowski, tuttavia, sta generando
molta resistenza in Polonia e in molti casi il conflitto è stato risolto in tribunale. Un esempio
di resistenza è quello del collettivo Storia Rossa, che ha tenuto dimostrazioni davanti alla
sede del IPN chiedendo rispetto per la XIII^ Brigata e per i rivoluzionari polacchi.
Piotr Ciszewski, coordinatore del movimento e autore del libro Dombrowski: rispettato in
tutto il mondo dimenticato in Polonia (titolo in polacco: Dabrowszczacy) ha denunciato il
“revisionismo” storico del governo polacco e ha accusato l’IPN di sperperare denaro
pubblico per creare una narrativa favorevole al partito di estrema destra al potere e per
farne propaganda. “È un tentativo di cancellare la storia dei lavoratori polacchi – spiega
Piotr – Non sono contro l’Istituto, in linea di principio ha avuto ricercatori con profili diversi,
ma dal momento che il PiS è entrato in carica ha cominciato a formarlo solo con storici e
studenti in linea con il pensiero di estrema destra “. Il collettivo ha ricevuto il sostegno
attivo dei parenti dei brigadistas e di molti gruppi di quartiere, insoddisfatti dell’azione.
“Nelle assemblee è stato evidenziato che, oltre al problema finanziario che il cambiamento
suppone, i residenti non vogliono cambiare la storia. Capiscono che se la brigata ha
combattuto contro il fascismo, allora non c’è nessun problema a ricordarli ed onorarli”.
Alla fine saranno i tribunali che decideranno. Dall’anno scorso, il tribunale amministrativo
di Varsavia ha annullato quasi tutti i cambiamenti imposti dal governo. Il problema è che
non esiste un’interpretazione definita. Nel febbraio di quest’anno, la Corte dovrà decidere
se Varsavia onorerà le Brigate internazionali nel quartiere di Praga, quartiere popolare
“simbolo” della capitale. Il giudizio si concluderà con le sentenze sull’atto di
“decomunistizzazione” e potrebbe essere favorevole ai comitati di quartiere, entro le 48
richieste presentate al tribunale amministrativo 44 hanno avuto ragione.
Por esempio, nella città di Poznan, la mobilitazione dei quartieri portò la Corte a ritenere
che l’azione del governo era sbagliata e che il battaglione polacco non aveva rapporti
diretti con il comunismo. Ma ci sono altri casi. A Danzica, importante città portuale sulla
costa baltica, la battaglia legale è stata vinta finora dal governo ma i residenti hanno
presentato quasi un migliaio di firme chiedendo al giudice di restituire il nome Dombrowski
alla via, ora chiamata Lech Kaczyński, il presidente polacco morto nel 2010 in un incidente
aereo. Dopo la sua morte, il partito al governo ha creato un culto della sua personalità
come eroe nazionale vittima di un attacco organizzato dai russi.
D’altra parte, la Corte amministrativa suprema ha stabilito che Olsztyn, una città con circa
200.000 abitanti situati nel nord del paese, avrà nuovamente Dombrowski sulla mappa. La
conclusione della Corte Suprema che in questo caso sia il governo che l’IPN avevano
agito prematuramente e arbitrariamente, dichiarando che basta “leggere l’enciclopedia”
per sapere che i volontari della XIII^ Brigata avevano opinioni politiche diverse o addirittura
non erano affiliati a nessun partito, quindi la XIII^ Brigata non può essere considerata un
simbolo del totalitarismo e neppure un propagatore del comunismo.
Dopo l’offensiva del governo per cancellare la XIII^ Brigata, familiari dei volontari e
movimenti sociali celebrano le date importanti nell’unico monumento al Battaglione
Dombrowski in Polonia, un simbolo che non può essere toccato dall’atto di
decomposizione dovuto al fatto di essere in un cimitero.
D’altra parte, la Corte amministrativa suprema ha stabilito che Olsztyn, una città con circa
200.000 abitanti situati nel nord del paese, avrà nuovamente via Dombrowski sulla sua
mappa. La conclusione della Corte Suprema è stata che in questo caso sia il governo che
l’IPN avevano agito prematuramente e arbitrariamente, dichiarando che basta “leggere
l’enciclopedia” per sapere che i volontari della XIII^ Brigata avevano opinioni politiche
diverse o addirittura non aderivano ad alcun partito, quindi la XIII^ Brigata non può essere
considerata un simbolo del totalitarismo e neppure fattore di propagazione del comunismo.
Dopo l’offensiva del governo per cancellare la XIII^ Brigata, i familikari dei volontari ed i
movimenti sociali celebrano le date importanti nell’unico monumento al Battaglione
Dombrowski esistente in Polonia, un simbolo che non può essere toccato dall’atto di
decomunistizzazione per il fatto di essere posta in un cimitero.
Gli argomenti usati per cancellare la presenza della Dombrowski in Polonia sono stati
espressi dal parlamentare Krzysztof Bosak: “Nessuno di quelli che si oppongono alla
commemorazione di quella Brigata Comunista Internazionale ha detto che tutti coloro che
hanno combattuto in Spagna sono stati criminali. La denuncia è diversa: la Brigata
Dombrowski ha combattuto insieme a coloro che hanno commesso crimini di guerra. Ha
combattuto sotto bandiere comuniste (…), le Brigate internazionali erano subordinate al
Comintern, cioè a Stalin “.
La Fondazione Nazionale Polacca, un’entità sostenuta da fondi pubblici per promuovere
l’immagine del Paese, sostiene che “in un paese libero e membro della NATO, non è
tollerabile l’esistenza di simboli del regime comunista (…). I nuovi nomi per le strade di
Varsavia sono degli eroi polacchi di epoche diverse (resistenza polacca durante la
Seconda Guerra Mondiale o le persone che salvarono gli ebrei dai tedeschi “).
In realtà la XIII^ Brigata Internazionale Dombrowski era formata principalmente da
volontari polacchi esiliati da Francia, Canada, Belgio e Stati Uniti. Tra scioglimenti e
successive ricostituzioni, circa 5.000 polacchi militarono sotto la bandiera della Brigata
Dombrowski, giunti per lo più dopo la battaglia di Irun, furono presenti su tutti i fronti e
nella maggior parte delle battaglie, la Brigata fu l’ultima a lasciare il fronte dell’Ebro.
Si stima che circa 2.000 combattenti sopravvissero, ma il destino riservato ad ognuno di
loro fu incerto: la perdita della cittadinanza, l’esilio in Francia, Belgio e Unione Sovietica,
alcuni furono uccisi dai tedeschi a Monte Cassino o durante la Rivolta di Varsavia. Si stima
che 720 miliziani riuscirono a tornare nell’allora Repubblica Popolare di Polonia. Nessuno
di loro oggi è vivo. Il nome fu un tributo al generale Jaroslaw Dombrowski, soldato
rivoluzionario polacco ucciso nelle barricate della Comune di Parigi.
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